Ebbene sì, i rifiuti elettronici valgono più dell’oro. Si stima che i
materiali ricavati dalle discariche possano essere addirittura 50 volte più
preziosi dell’oro.
I risultati testimoniano come i RAEE si rivelino una vera e propria
miniera d’oro, non a caso per la produzione mondiale di dispositivi elettronici
si impiegano ogni anno 320 tonnellate d’oro e 7.500 tonnellate di argento per
un valore complessivo di 21 miliardi di dollari (16 miliardi di dollari di oro
e 5 miliardi di argento), ma meno del 15% viene poi recuperato dai paesi
sviluppati e in via di sviluppo.
Il futuro non promette nulla di buono, i numeri sono infatti
destinati ad aumentare, proprio per il continuo incremento delle vendite di
beni elettrici ed elettronici. Anche il consumo di oro per i prodotti elettrici
ed elettronici sembra crescere passando da un 5,3% nel 2001 al 7,7% nel 2011.
Molti sono i processi che
permetterebbero di recuperare fino al 95% dei metalli inglobati nei rifiuti
tecnologici, ma oggigiorno la maggior parte dei rifiuti va dai paesi ricchi ai
paesi del terzo mondo, in cui anche se una parte dei metalli viene recuperata,
si arriva a livelli di efficienza molto bassi (all’incirca il 25%). Altro punto
da tenere in considerazione per il recupero dei materiali è indubbiamente il
pericolo per la salute delle persone addette all’estrazione dei componenti di
valore che spesso lavorano con metodi rudimentali e senza precauzioni
sanitarie.
“Modelli di
consumo più sostenibili e il riciclaggio dei materiali sono essenziali se i
consumatori continuano a godere dei dispositivi high-tech per qualunque cosa,
dalla comunicazione moderna ai trasporti e gli edifici intelligenti”, spiega
Luis Neves, Presidente della GeSI. Dall’incontro emerge la necessità di
riposizionare il concetto di “gestione dei rifiuti” con “gestione delle
risorse”, con lo scopo di utilizzare soluzioni adeguate a livello
internazionale per un riciclaggio efficiente ed eco-sostenibile.
Se si riciclasse
solo la metà dei prodotti fatti in materie plastiche e rifiuti tecnologici
nell’Unione Europea, si risparmierebbero 5 milioni di chilowattora di energia,
oltre a 3 milioni di barili di petrolio e quasi 2 milioni di tonnellate di
emissioni di CO2. La soluzione decisiva quindi sembrerebbe essere quella di
creare un nuovo modello produttivo dei RAEE, che preveda da subito il recupero
e il riutilizzo di tutte le loro componenti in modo semplice e non dannoso per
l’ambiente e la salute.
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